Superamento di avvallamenti

Superamento di avvallamenti

Per avvallamention intendo anche le semplici buche o come nel caso delle fotografie che propongo qui di seguito gli scoli dell’acqua che troviamo su piste da sci o strade bianche. Le foto si riferiscono a condizioni di discesa/pianura. Queste tecniche sono però applicabili in ogni ambito del nostro riding, anche la salita (escluso il bunny hop che a bassa velocità risulterebbe difficile… ma lo vedremo più avanti).
Per quanto riguarda l’ostacolo ipotizziamo appunto una buca/ avvallamento poco profondo, e con dello spazio in cui frenare/atterrare. Andremo poi ad analizzare avvallamenti più marcati (ad esempio guadi o passaggi su rocce come quello che mi aveva postato in un video un utente tempo fa) in altre puntate più “avanzate”.

1° metodo. Copiare con entrambe le ruote l’avvallamento.

Questo metodo è il più semplice, è fattibile a bassa velocità e diventa sempre più difficile da fare con l’aumentare della stessa. Proprio per questo motivo è il metodo migliore per affrontare buche e avvallamenti durante la salita e trarre beneficio da questi per sviluppare velocità. Il gioco consiste nel “pompare” la parte di discesa dell’avvallamento e “alleggerire” la parte di salita. É il concetto che sta alla base del funzionamento dei pump track. Percorsi in cui sfruttando le gobbe e le curve si riescono a raggiungere velocità veramente alte (ho fatto una gara quest’anno su un pumptrack qui vicino a Torino. Abbiamo calcolato che con partenza da fermo da un cancelletto alto 1.5mt, senza dare una pedalata ma solo sfruttando il terreno io e un altro ragazzo abbiamo percorso il tracciato ai 35km/h di media, e sottolineo media e non velocità massima anche se l’accelerazione è quantomai repentina). Per fare questo per prima cosa dobbiamo essere in piedi sui pedali. Da seduti andremo solo a impattare contro la buca che tenterà perciò di fermarci e ci rallenterà. Per via dell’ostacolo che è discesa-salita dovremo partire da una posizione con braccia e gambe abbastanza piegate. Quando la nostra ruota anteriore starà per entrare nella buca dovrò essere pronto a spingere con le braccia (cioè distenderle). Questa azione deve essere fatta esclusivamente con le braccia, mi raccomando di non abbassare le spalle perchè non fate forza in quel modo ma spostate solo il baricentro in avanti e rischiate il cappottone. Utilizzando invece tutta l’escursione delle braccia le spalle dovrebbero andare a muoversi in linea retta sopra la buca, cioè dobbiamo cercare di creare una traiettoria rettilinea con le spalle come se la buca non ci fosse. Inoltre un consiglio che posso darvi è di avere una posizione con i gomiti larghi (come spiegato in “posizione in sella”). In questo modo infatti andiamo ad utilizzare i pettorali invece dei tricipiti. Muscoli più forti significano spinta più forte e quindi più accelerazione. Tornando al movimento che stiamo facendo, partiamo con le braccia piegate, le andremo a stendere durante la parte di discesa del nostro avvallamento. A questo punto in fondo all’avvallamento, quando sta per iniziare la parte di salita, avremo le braccia completamente stese (o quasi), il che significa che la nostra sospensione naturale sarà prontissima per assorbire al meglio l’impatto con la zona di salita. Essendo le nostre braccia collegate al cervello potremo avere una sospensione intelligente, che non aspetti cioè l’impatto, ma che possa anticiparlo. Per questo motivo quando inizierà la parte di salita le nostre braccia dovranno piegarsi autonomamente (e non semplicemente seguire il terreno). Più risciremo a fare questo movimento e minore sarà l’impatto della salita, quindi la perdita di velocità. In questo modo avremo massimizzato l’accelerazione durante la discesa e minimizzato il rallentamento durante la salita. I famosi 35km/h in pump track nascono proprio dall’applicazione di questo il concetto. La stessa cosa vale per il posteriore. Le gambe dovranno comportarsi proprio come le braccia, e il nostro sedere, come prima le nostre spalle, dovrà compiere una linea retta sopra la buca passandola come se non ci fosse. Quindi anche per le gambe il concetto è: gambe piegate, spingiamo verso il basso (distendiamo) durante la discesa, pieghiamo per assorbire la salita, ci ritroviamo in posizione. Mi raccomando di concentrarvi molto su entrambi i movimenti. Per prima cosa infatti le gambe sono molto più potenti muscolarmente delle braccia e quindi ci faranno sviluppare molta più velocità. Inoltre non utilizzare una coppia di arti (ad esempio le gambe se stiamo seduti) significherà impattare violentemente contro la “salita” e perdere tutta la velocità acquisita.

2° metodo. Manual

Quando la velocità aumenta risulterà più difficile, ma soprattutto più pericoloso in caso di errore, assorbire l’avvallamento con le braccia (se sbaglio i tempi con cui piego e stendo potrei impattare contro la buca e cappottare in avanti o perdere comunque l’equilibrio). Per questo motivo potremo andare ad utilizzare il manual. Questa tecnica è stata spiegata nel topic apposito che vi invito a rivedere QUI. Vediamo però le varianti da utilizzare in questa occasione. Per prima cosa vediamo come al solito la ruota anteriore. Sarà fondamentale che questa superi l’ostacolo completamente. Si stacchi quindi da terra appena prima dell’inizio della buca, e riatterri subito dopo la fine della stessa. Qui sono le gambe a fare la maggior parte del lavoro. Per questo motivo questa tecnica è ancora utile per accelerare. L’idea è di mettersi in manual e spingere verso il basso con le gambe durante l’avvallamento. Come sappiamo durante il manual le braccia rimangono tese. In questo caso non cambia niente se non che quando stiamo andando a rimettere la ruota anteriore a terra (diciamo quando la posteriore sarà al fondo dell’avvallamento e sta per iniziare la salita) dovremo andare a piegare le braccia per riatterrare in una posizione centrale (il manual sposta per forza l’equilibrio dal centro delle nostre ruote al mozzo posteriore) ed essere pronti a tutto, frenare, curvare ecc. Le gambe invece seguono le istruzioni precedenti, piegate all’inizio (come prevede anche il manual), si stendono durante la discesa, si ripiegano durante la salita. Occhio che come potete leggere anche sul topic apposito se stendiamo le gambe durante il manual l’anteriore si alza. Per questo motivo mettiamo già in conto che quando andremo a spingere sentiremo la bici sotto di noi che tende a “impennarsi”. Se il movimento che andiamo a fare è giusto, e i tempi con cui lo facciamo sono corretti, il fatto di piegare le gambe e braccia nella fase di salita ci riporterà in posizione senza farci perdere velocità. Se invece sbagliamo i tempi avremo una brusca frenata indotta dalla ruota posteriore che sbatte sulla salitella. In quel caso ci sono 2 possibilità. O si torna avanti violentemente rallentando ma senza che succeda granchè. Seconda ipotesi, più probabile in caso di avvallamenti lunghi e con “salite” poco accentuate, la bici parte in avanti completamente impennata e ci ribaltiamo indietro. Per questo motivo il mio consiglio è come al solito di tenere sempre un dito sul freno dietro durante queste manovre. Un colpettino di freno ben assestato può salvarci da questa seconda opzione e evitarci una schienata decisamente poco piacevole.

3° metodo. Bunny hop.

Maggiore velocità, maggiore difficoltà. Quando saprete padroneggiare al meglio il bunny hop (topic apposito QUI) potrete usarlo per saltare buche e avvallamenti. Questa tecnica si usa normalmente solo in discesa e a velocità alte. É necessario infatti avere una certa velocità per poter superare l’ostacolo con entrambe le ruote senza andare a impattarci. Inoltre questa tecnica permette sì di superare l’ostacolo senza rallentare ma non ci potrà in nessun modo far accelerare visto che saremo semplicemente in aria ed eviteremo sia discesa che salita. In pratica con l’aumentare della velocità aumentano le difficoltà di “copiare” e sfruttare il terreno e siamo costretti ad evitare l’ostacolo. Cercate quindi di capire quelle che per voi sono le velocità limite per utilizzare l’una o l’altra tecnica. Sarà infatti soggettivo e dipenderà dall’entità della buca. Per esempio una canalina come quella in foto può essere saltata con facilità anche a bassa velocità. Se prendiamo però una buca o avvallamento più lungo, per esempio lungo come una bici e mezzo, circa 2 metri insomma da piano a piano. A quel punto per i miei paramentri per esempio potrò copiarla con entrambe le ruote da 0 a 15 km/h. Fare manual da 15 a 30 km/h. Fare bunny hop sopra i 30 Km/h. Questi dati sono da prendere con le molle, è solo per darvi un idea o farvi capire quale potrebbe essere un approccio. Ingrediente segreto. Quando usare queste tecniche. La mia risposta potrebbe essere sempre. E sì perchè anche in piano, o in salita, se si sanno usare bene queste tecniche si riesce a generare molta velocità con poco sforzo. Immaginatevi di essere in salita, al gancio come si dice. Non avete più forze nelle gambe per pedalare. Ne avrete comunque per spingere perchè il movimento sarà diverso come abbiamo visto. Trovaste un avvallamento o una serie di saliscendi potreste usare queste tecniche per evitare di consumare le ultime energie e arrivare più freschi. Ok immaginatevi che arrivati in cima alla salita ci sia un pezzo di pianura e poi l’arrivo dell’ipotetica gara che state facendo. Nel tratto in piano bisogna spingere come i matti ma ci sono anche tante zone con buche e avvallamenti da poter sfruttare. Siete lì che vi giocate la posizione con uno che come voi non ne ha più a fine gara. Pensate quanto sarebbe utile poter percorrere quel tratto prima della volata senza faticare come dei pazzi a pedalare in ogni istante, o meglio faticando meno del vostro avversario… direi che arrivare più fresco dell’altro alla volata potrebbe essere molto utile. Perfetto queste tecniche servono proprio per questi motivi, come vedete non sono quindi tecniche prettamente discesistiche ma anzi, sono spesso molto utili a chi fa giri lunghi o gare tecniche.
Fonte MTB-FORUM